(Dott. Marco Briganti Fisioterapista – OMPT – Osteopata D.O.)

In un periodo in cui le persone hanno libero accesso a qualunque tipo d’informazione di carattere sanitario si sono generate numerose contraddizioni sociali. Accanto all’aumento esponenziale di patologie da inattività ed eccesso alimentare (obesità, diabete e malattie cardio-circolatorie) si registra un’impennata del numero d’individui che, anche in età avanzata (e privi di un passato da sportivi), decide d’intraprendere la pratica della corsa. Un recente sondaggio commissionato da Fidal all’Istituto Piepoli ha evidenziato che più di un italiano su 2 corre all’aria aperta almeno una volta al mese e un 17% lo fa anche 2-3 volte per settimana. Per 6 intervistati su 10 sentirsi in forma è il principale obiettivo dell’esercizio fisico (58%), seguono dimagrire (9%) e divertirsi (7%). I costi relativamente contenuti e gli enormi benefici in termini di salute hanno contribuito a rendere la corsa via via più popolare. Il Running è una delle maggiori attività fisiche ricreative praticate in USA. Si stima che un numero maggiore a venti milioni di persone corra con “regolarità”. La letteratura scientifica è ormai concorde nel riconoscere all’attività fisica effetti benefici generali sulla salute delle persone. Accanto al dato confortante di una vasta parte di popolazione che si avvicina alla corsa, abbiamo informazioni meno positive circa il fatto che molti di quelli che iniziano a praticare vanno incontro a infortuni. Nonostante i numerosi benefici della corsa, fino al 65% dei runner riferisce di aver subito un infortunio da overuse nel corso di un anno e il dato aumenta per i principianti. Quest’ampia differenza è facilmente attribuibile alla eterogeneità dei campioni di popolazione esaminata e soprattutto alla mancanza di una descrizione condivisa d’infortunio nell’ambito di questa disciplina sportiva.

A riguardo, molti ricercatori hanno suggerito la necessità d’identificare una definizione comune di “infortunio associato alla corsa” al pari di altri sport come: rugby, calcio e tennis. Tale appello è stato accolto da una recente Delphy Consensus composta di trentotto affermati ricercatori nell’ambito delle patologie dei podisti.  Questi (quasi all’unanimità) hanno elaborato la seguente definizione: “Dolore muscolo-scheletrico agli arti inferiori, associato alla corsa (allenamento o competizione), che causa una limitazione o uno stop dall’attività sportiva per almeno 7 giorni o 3 sessioni di allenamento programmate consecutive, o che richieda al runner di consultare un medico o altro operatore sanitario”. A oggi, della gran parte di questi infortuni, conosciamo solo le conseguenze ma non la causa e ciò si riflette inevitabilmente nella scelta dei protocolli terapeutici ma anche nelle strategie di prevenzione.